“Il primo approccio che ho avuto con un computer è stato con mio padre quando avevo 5 anni: smontandolo, e poi montandolo di nuovo. Mio padre è un tecnico e si può dire che da lui ho ereditato la passione per tutte le cose elettroniche. Un giorno si è messo vicino a me, mi ha detto “guarda, devi fare così” e abbiamo smontato un suo vecchio pc, uno di quelli di un tempo, che erano delle scatole di scarpe enormi che non immagini. Lo abbiamo preso pezzo dopo pezzo e lo abbiamo messo in un altro computer, aggiungendo altre parti e - magia! - ha ripreso a funzionare.
Per me è stato pazzesco: una cosa che era “morta”, inerte, funzionava di nuovo!
Ecco, posso dire che per me la tecnologia è stata un colpo di fulmine.
Da quel momento ho cominciato a stare sui computer: per me giocare, più che con i videogiochi, era capire come funzionava “il dentro”. Non hai idea dei danni che ho fatto, di quante volte ho rovinato il computer a papà, che poi passava le nottate per rimetterlo a posto. È stata la curiosità la molla che ha mosso sempre tutto: smontavo praticamente ogni cosa. Pure il registratore a cassette di mia sorella: l’ho preso e ho messo le macine del Mulino Bianco sulle rotelline per farle girare.
Con gli anni, ho imparato anche a risolvere i danni che facevo e ho trasferito la mia passione nella scuola: io, che ero destinato al Giulio Cesare – il classico di zona - ho scelto di fare l’istituto tecnico, rinunciando pure agli amici che dalle medie si erano trasferiti in massa al liceo dietro l’angolo.
Se mi chiedi qual è il mio hobby, posso dire che quello che mi piace di più è il mio lavoro, perché ho avuto la fortuna di fare quello che volevo fare da che avevo 5 anni.
Sono diventato un sistemista, la persona che installa e configura server virtuali e fisici.
E dal 2017 lo faccio in SMI, dove per me è come ritrovarsi in una community, perché qui ho ritrovato negli altri - anche in quelli che hanno ruoli meno tecnici - la passione che ho dentro da bambino.
E mi diverto”.
GIAN MARCO